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Q uesto saggio propone una rilettura critica di una particolare esperienza di forme comunitaria dell’abitare prodotta tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento ad Ibiza, in Spagna, con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di genealogie della svolta postmoderna nella pratiche del progetto urbanistico. L’isola di Ibiza è luogo di sperimentazioni di particolari forme dell’abitare di tipo comunitario, risultato di complessi processi di interazione che hanno avuto luogo, in buona parte a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, fra due popolazioni radicalmente diverse, la società rurale ibicense e una popolazione costituita da particolari gruppi di immigrati portatori di valori della cosiddetta controcultura, in genere descritti dalla stampa popolare europea all’inizio degli anni ’70 con l’appellativo uniformante di hippies. Nell’arco di circa quindici anni l’interazione fra queste due popolazioni ha permesso ai vari gruppi di hippies di individuare, attraverso conflitti, forme di imitazione reciproca e interazioni virtuose, uno stile dell’abitare che è possibile definire con una locuzione solo apparentemente contraddittoria, come proprio di una “comunità individualista” riconfigurando il funzionamento, il senso e il significato del particolare di paesaggio rurale dell’interno dell’isola che è divenuto luogo di resistenza, espressione di fuga e di presa di distanza da mondi e stili di vita borghesi.